Amicizia e militanza

Come Maurizio Marchesi seppe darci forza

Un anno fa veniva a mancare Maurizio Marchesi.

Mancava alla sua famiglia d’origine e alla sua famiglia acquisita, mancava ai tanti amici e alle tante persone che avevano avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo, soprattutto in quell’andirivieni nel Transatlantico di Montecitorio.

Nel trigesimo della scomparsa, il caro amico Carlo Panella mi avvisò che nella sala del Mappamondo, alla Camera dei Deputati, era in corso la commemorazione di Maurizio.

Non sapevo che di lì a qualche giorno mi sarebbe stato diagnosticato un infarto e di corsa, i gradini a due ad due, salìi i due piani, che possono considerarsi quattro normali, per raggiungere la sala dove veniva ricordato l’amico di tanti anni,

Non ho conosciuto Maurizio quando militava nella Federazione Giovanile del PRI, poiché non ho mai aderito a questa organizzazione essendomi iscritto direttamente al PRI all’età di 23 anni.

Ho conosciuto Maurizio quando egli era un professionista affermato a "Il Velino".

La mia innata discrezione mi tenne in disparte da lui. Fu egli stesso ad avvicinarmi e a raccontarmi della sua giovanile esperienza repubblicana. La frequentazione da occasionale divenne assidua e le discussioni sull’attualità politica quasi quotidiane.

Con lui condividevo le recenti posizioni politiche del PRI e spesso mi sono avvalso di sue osservazioni e consigli per meglio calibrare le mie decisioni politiche nel Partito e in Parlamento. E’ pur vero che ho tanti altri amici giornalisti di testate anche importanti, ma con nessuno di loro trovo la sintonia di idealità e condivisione che ho trovato con Maurizio.

Ho voluto di proposito ricordarlo alla fine di quest’anno e all’alba del prossimo, perché nel suo ricordo mi auguro di trovare più forza per proseguire il cammino repubblicano ormai intrapreso da molti anni.

Con Maurizio non è scomparso solamente un amico, ma mi è venuto a mancare un prezioso consigliere dei momenti difficili. Egli colloquiava anche con altri repubblicani ma i suoi giudizi, su questi ultimi, sempre garbati e contenuti, talvolta diventavano sferzanti pur senza mai trascendere.

Da anni non era più iscritto al PRI, ma rimaneva comunque un Repubblicano senza tessera. Questo mi pare il modo migliore per ricordarlo.

A Maurizio dedichiamo un pensiero di Giovanni Bovio: "Il diritto senza dovere fa il padrone, il dovere senza diritto fa il servo; diritto e dovere equilibrati nella persona fanno l’uomo, non padrone o servo, non signore o suddito, ma l’uomo veramente, l’uomo libero...."

Maurizio era un Uomo Libero.

f. n.